martedì 6 settembre 2011

UNA COSINA ANCORA SU BIANCANEVE

Mi sovviene or ora qualcosa a cui non avevo mai pensato, relativamente al post qui sotto.
I miti e le leggende sono pieni di riferimenti ai rapporti padre-figlio.
Nel senso che normalmente il figlio in qualche modo esautora, o elimina oppure proprio uccide il padre per prenderne il posto (uno su tutti, Zeus. Ma anche i miti celtici del Re Cervo sono su questa falsariga).

Perchè il "padre" è il capobranco e l'unico modo che esiste per prenderne il posto, è che esso muoia.
E' il figlio-erede che provvede a questo compito. La "rivoluzione" parte dal basso, da un giovane che tenta di ergersi, di arrampicarsi fino allo status più alto.
Questo è quello che fanno gli uomini normalmente, no?
Si "combattono" (ovviamente non più a colpi di macete, grazie al cielo) per superarsi a vicenda. E per guadagnare prestigio.
Sono i cacciatori, i guerrieri.

Ma le donne?
Voi avete mai visto una figlia che brama a prendere il posto della madre ai fornelli, alla lavatrice, all'aspirapolvere? Per le donne funziona diversamente. Non è mai la figlia che vuole lo status della madre (psicologicamente parlando), è la madre che vuole lo status della figlia.
Il figlio vuole quello che il padre ha: il potere.
La figlia invece ha quello che la madre ha perso: giovinezza, vigore, bellezza.
Ecco dunque che non è dal basso, ma dall'alto che parte l'azione. E' la madre - la matrigna in questo caso - che cerca di liberarsi della concorrenza, perchè desidera restare bella e giovane e vigorosa.
E questo lo fa a spese di una figlia che invidia profondamente (ancorchè inconsciamente, nella vita reale).

Questo tipo di dinamica è stato secondo me molto sottovalutato.
Perchè è in qualche modo sconveniente, innominabile.
Un ragazzo che si fa forte, è bello, giusto, auspicabile.
Ma una madre deve essere tenera, paziente, amorevole, disponibile, arrendevole.
Deve essere, in una parola, una Madonna.
Qualunque sentimento diverso da questi è mostruoso e va soppresso, negato, imprigionato.

Anche a costo di causare a tante donne dei complessi e delle difficoltà immense, che a volte sfociano nel più atroce dei risultati. Perchè la cultura non può negare la natura delle cose. E la natura delle cose non è necessariamente eterea ed idilliaca. A volte è sanguigna e brutale.

Negare questo stato di fatto non fa che lasciare luna donna in balia di emozioni che non è preparata (non è stata preparata) a gestire e che pertanto rischiano di prendere il sopravvento.

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